Recensione di Teatro popolare, di Ödön von Horváth
Adelphi, Biblioteca, 1974
Questo splendido volume Adelphi, edito qualche decennio fa ma fortunatamente ancora in catalogo, ci permette di accostarci al teatro di questo poco conosciuto ma, a mio avviso, straordinario autore, perfetto esemplare dell’intellettuale mitteleuropeo del periodo tra le due guerre, tragico cantore della dissoluzione di ogni speranza di cambiamento seguita alla carneficina della prima guerra mondiale e dell’imbarbarimento dei rapporti umani, sociali e politici che sfocerà nell’avvento del nazismo. Ovviamente fu subito considerato dal regime un artista degenerato e le sue opere (come lui stesso) furono messe all’indice.
Horváth, che dirà di sé stesso: Sono nato a Fiume, sono cresciuto a Belgrado, Budapest, Bratislava, Vienna e Monaco, e ho un passaporto ungherese… ma, e la patria? Non so cosa sia e anche: La mia generazione è notoriamente scettica e si illude di non avere illusioni… Noi siamo nella felice condizione di poter credere di vivere senza illusioni, avrà vita breve e movimentata, e morirà nel 1938, non ancora trentasettenne, schiacciato dalla caduta di un albero mentre era esule a Parigi.
Il volume Adelphi ci propone quattro testi teatrali tra i “meno ignoti” della produzione dell’autore, che fu prolifico ma che è poco tradotto in italiano: nelle più note librerie online è infatti disponibile solo un altro romanzo. I quattro testi proposti sono stati scritti tra il 1930 e il 1932, con il nazismo ormai alle porte, e riflettono, in un crescendo di cupezza e disperazione, il senso della disgregazione di ogni valore e della perdita di ogni speranza. Continua a leggere “Un pugno allo stomaco delle nostre sicurezze”