Recensione di Una vita, di Italo Svevo
Garzanti, i grandi libri, 2003
Poco tempo fa mi è capitato di leggere il romanzo d’esordio di uno dei grandi protagonisti della vita letteraria italiana del primo ‘900: L’esclusa di Luigi Pirandello. La cifra interpretativa di quel romanzo mi parve essere il sottile rapporto esistente tra il vestito, l’impianto verista della vicenda e una serie di elementi narrativi che portavano già la caratteristica traccia del relativismo conoscitivo tipicamente novecentesco su cui si sarebbe fondata la produzione matura dell’autore siciliano.
Una vita di Italo Svevo presenta una serie sorprendente di analogie con L’esclusa: è anch’esso il primo romanzo dello scrittore, scritto all’incirca nello stesso periodo (l’inizio degli anni ‘90 del XIX secolo, anche se L’esclusa fu pubblicato solo alcuni anni dopo) e anch’esso rappresenta in qualche modo un termine di passaggio tra il romanzo naturalista ottocentesco e tematiche letterarie novecentesche. Se a questo si aggiunge che i due volumi da me letti appartengono alla stessa collana editoriale e quindi hanno una veste grafica del tutto analoga, ecco che lo strano parallelismo tra le due opere appare completo.
Ovviamente tra i due romanzi vi sono anche profonde differenze, date soprattutto dalla diversità del clima culturale in cui erano immersi i due autori: la Trieste austroungarica in cui vive Svevo, città mercantile al tempo stesso periferica e cosmopolita, è profondamente diversa dalla Sicilia in cui Pirandello ambienta L’esclusa e da Roma, città in cui all’epoca vive. Queste differenze costituiscono tuttavia, a mio avviso, un ulteriore stimolo alla lettura comparata dei due romanzi, che può aiutare a comprendere meglio i fermenti che in quel periodo stavano lievitando ai poli opposti di quella che, non appartenendo formalmente i due autori all’epoca ad un’unica entità politica, potremmo chiamare un’area linguistico-culturale.
In generale mi sento di affermare che il romanzo di Svevo appare più maturo di quello pirandelliano sia per quanto riguarda gli agganci con la letteratura ottocentesca sia quanto a proiezione verso il ‘900. L’esclusa deriva da certo verismo nostrano, oltre che l’ambientazione siciliana, anche una certa tendenza al melodramma che ne limita indubbiamente la forza espressiva. Al contrario il romanzo di Svevo si rifà ad una impostazione naturalistica di stampo europeo, e la storia narrata è asciuttamente drammatica, mai melodrammatica. Continua a leggere “L’atto di nascita dell’inetto nella letteratura italiana”