Recensione di Pornografia, di Witold Gombrowicz
Feltrinelli, Univesrsale Economica, 2005
Il mio terzetto di letture gombrowicziane si chiude con un romanzo della maturità dell’autore: Pornografia fu infatti scritto da Gombrowicz alla fine degli anni ‘50 e pubblicato in Francia nel 1960. Uscì in Italia, da Bompiani, nello stesso anno, avendo come titolo La seduzione (adottato anche in molti altri paesi), perché, come spiegò lo stesso Gombrowicz, “una signorina italiana si vergognerebbe di chiedere la Pornografia in libreria”. Altri tempi.
Usare il termine maturità parlando di Gombrowicz assume un significato particolare, in quanto una delle tematiche fondamentali affrontate dall’autore lungo tutto il corso della sua produzione letteraria è proprio quello del rapporto ambivalente ed ambiguo tra immaturità e maturità, tra giovinezza e mondo adulto. È un tema che si ritrova già nei primi racconti, raccolti in Bacacay, e forma il nucleo centrale di Ferdydurke, le altre sue opere da me recentemente lette. Per Gombrowicz l’uomo adulto, maturo, fonda la sua maturità sulla forma conferita al suo essere dalle convenzioni e dai condizionamenti sociali, ed egli è per questo pervaso da una attrazione nostalgica per l’immaturità, per la bellezza, il vitalismo e la spontaneità della gioventù. Allo stesso tempo la società moderna tende a mantenere l’uomo in uno stato di perenne immaturità, trattandolo come un bambino per poterne gestire meglio i comportamenti.
È nell’ordine delle cose che la prospettiva da cui un autore tratta questa tematica, strettamente connessa all’accumulo di esperienza data dal procedere della vita, non possa che cambiare nel corso del tempo: il Gombrowicz cinquantacinquenne di Pornografia è quindi costretto ad affrontare il tema del rapporto tra gioventù e adulti da un’ottica diversa rispetto al trentenne di Ferdydurke. Ma nei venticinque anni che separano i due romanzi non è cambiato solo Gombrowicz: è cambiato il mondo, ed insieme al mondo è ovviamente cambiata anche la letteratura. Di mezzo c’è stata una guerra mondiale; le avanguardie, già agonizzanti in quel 1938 in cui usciva Ferdydurke, sono finite; si è affermata la società affluente del secondo dopoguerra, e la letteratura, secondo una mia personale lettura che ho già altrove esposto, sta sostanzialmente esaurendo la spinta propulsiva che la caratterizzava come espressione culturale in grado di descrivere ed interpretare il mondo e l’uomo che nel mondo vive, di percepirne l’incessante movimento ed anticiparne le direzioni, di scuotere le coscienze individuali e collettive, per divenire lentamente uno dei tanti, e sicuramente non il più importante, prodotti dell’industria culturale, elitario mezzo di intrattenimento tra i tanti che ci vengono offerti, costretta, nei casi in cui ancora mantiene una sua dignità, a rivolgersi al passato etichettandosi come post- o neo- qualcosa.
A mio avviso l’approdo alla maturità di Gombrowicz, almeno per quanto ho potuto constatare leggendo Pornografia, riassume questa evoluzione della letteratura nel ‘900 e ne diventa in qualche modo emblema, anche perché già nelle opere d’anteguerra si percepiva nettamente una diversità dell’autore rispetto alle grandi correnti letterarie dell’epoca, che mi aveva in qualche modo fatto pensare ad una sorta di postmodernismo ante litteram.
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