Recensione de Il mio mortale nemico, di Willa Cather
Adelphi, Piccola Biblioteca, 2006
Nel ricco e variegato panorama della letteratura statunitense del primo novecento spiccano tra le altre le figure di tre scrittrici, le cui personalità e vicende private presentano singolari analogie, che in qualche modo fanno da corollario alle indubbie diversità di carattere artistico che le caratterizzano. Si tratta di Gertrude Stein, Edith Wharton e Willa Cather.
Erano figlie di famiglie agiate, anche se quella di Willa Cather apparteneva alla media borghesia, a differenza dell’estrazione nettamente altoborghese delle altre due scrittrici, e furono tutte molto legate alla Francia, stabilendovisi per periodi non brevi (Gertrude Stein per quasi tutta la vita). Diversamente dalla riservata Cather, che pure non ha mai nascosto le sue tendenze conservatrici, Wharton e Stein sono state molto attive politicamente, la prima anch’essa su posizioni decisamente conservatrici, mentre Gertrude Stein oscillava abbastanza confusamente tra posizioni liberal e appoggio al fascismo. Nel suo salotto parigino Gertrude Stein fu di fatto la musa modernista, oltre che dei cubisti, della generazione dei giovani artisti statunitensi emigrati a Parigi, così come Edith Wharton, qualche anno prima, era l’animatrice di un cenacolo artistico frequentato, tra gli altri, da Henry James.
Proprio l’ammirazione per James, che influenzò non poco la loro concezione della letteratura, accomuna Edith Wharton e Willa Cather, che condividono anche il fatto di aver vinto il premio Pulitzer, prime donne ad esserne insignite.
Infine, Willa Cather condivide con Gertrude Stein il disinteresse per il sesso maschile: entrambe vissero a lungo con un’altra donna, anche se, a differenza di quello di Stein, il lesbismo di Cather non non fu mai conclamato né rivendicato.
Delle tre, Willa Cather è oggi forse l’autrice meno celebrata e meno nota in Italia, anche se per la verità molte delle sue opere sono disponibili nelle nostre librerie. Nata in Virginia, era però essenzialmente una figlia di quello che può forse essere considerato lo stato simbolo del midwest, il Nebraska, “…un posto dove non c’era nulla eccetto la terra: non un paese, ma i materiali di cui i paesi sono fatti”, come dice l’autrice in uno dei suoi romanzi. E di questo nulla, soprattutto nei romanzi facenti parte della cosiddetta trilogia della prateria, scritti negli anni ‘10, ella cantò l’epica e le virtù, giungendo al successo sia di critica sia di pubblico; nei romanzi successivi accentuò il carattere di analisi psicologica della sua opera, scrivendo tra l’altro alcuni romanzi storici nei quali le vicende sono funzionali alla introiezione nella personalità e nel carattere dei personaggi.
La lettura de Il mio mortale nemico, breve romanzo del 1926, potrebbe da un certo punto di vista essere considerata insufficiente ed eccentrica al fine di penetrare la poetica di questa autrice, sia perché nella sua brevità non ha il respiro delle sue opere più complesse, sia perché presenta un’ambientazione diversa da quelle per lei usuali, eccettuato forse il quasi contemporaneo La casa del professore. Nonostante rappresenti la mia prima lettura di un’opera dell’autrice statunitense, mi sento invece di affermare che questo breve romanzo contiene una serie di elementi e di spunti che ne fanno un’opera importante di per sé, che contiene e sviluppa alcune delle tematiche centrali trattate dall’autrice soprattutto negli altri romanzi scritti negli anni ‘20 e che quindi può spingere il lettore ad approfondire attraverso altre letture la conoscenza della sua opera. Del resto il breve saggio che l’editore antepone al romanzo, scritto da Antonia Byatt, importante scrittrice inglese contemporanea, termina asserendo che ”… Willa Cather ha scritto parecchi fra i migliori romanzi brevi della letteratura americana”, ricordandoci così che l’essenza poetica di questa autrice può essere ricercata anche al di fuori delle sue opere considerate più importanti, oggi forse anche le più datate.
Il romanzo è narrato in prima persona da Nellie Birdseye, ed è suddiviso in due parti nettamente distinte.
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